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I dossi…non è il caso di darsi addosso (su Facebook). «La situazione è grave…ma non seria» (E. Flaiano)

MARGHERITA DI SAVOIA - «Il fatto. Dislivelli esagerati, pendenze eccessive, diffusione talvolta selvaggia ed incontrollata… Dovrebbero servire a limitare la velocità dei veicoli in prossimità di zone potenzialmente critiche come asili, scuole, incroci e su rettilinei lunghi, purtroppo assomigliano sempre più a vere e proprie trappole disseminate lungo le nostre strade. Invece di prevenire gli incidenti per eccesso di velocità, con relativi danni fisici e materiali, spesso finiscono per provocarli: se non realizzati a regola d’arte finiscono col diventare fonte di rischio per tutti.

Stiamo parlando dei dossi. Nessuno nega l’utilità e la necessità dei dossi: la loro ragione d’essere è assolutamente valida per la protezione dei pedoni. Lo stesso non può dirsi della loro realizzazione. Parte dei cittadini si mostra solidale con l’Amministrazione che ha deliberato in favore dei rallentatori di velocità, percependoli come strumento volto al rispetto delle norme del codice della strada ed in particolare a contenere i bollenti spiriti degli indisciplinati. Altri invece non accettano tale provvedimento perché non improntato a criteri ispirati dalla logica e dalla razionalità delle soluzioni. Pochi infine quelli che lo ritengono del tutto superfluo, convinti che i dossi riducono la velocità solo per un breve tratto (10-15 metri) per poi sfrecciare più di prima magari lungo percorsi alternativi. Da qui tutto un agitarsi sulle pagine di Facebook attestandosi ognuno sulle proprie idee ed opinioni.

La normativa. È evidente che l’ordinanza dell’Ente proprietario delle strade non ha ritenuto, visti i risultati, di indicare i tipi e le ubicazioni dei rallentatori (perché non realizzare dossi, per esempio, su via Calamandrei dove macchine e moto sfrecciano a grande velocità o su via Canusium sulla quale, tra l’altro, ne confluiscono altre quattro di strade senza alcun segnale di “stop” o di “dare precedenza”? E nei pressi dell’Istituto Alberghiero?). La legge regolamenta in maniera molto precisa l’installazione dei dossi e prevede persino delle sanzioni per i Comuni che continuano a fare di testa loro, facendoli costruire ad “occhio” dalle maestranze incaricate. Mal segnalati, troppo alti, fuori norma per le pendenze, di larghezza inadeguata, posizionati a ridosso delle strisce pedonali, spesso i dossi si trasformano in trampolini assai pericolosi. Allora è il caso di fare alcuni richiami normativi.

Il Nuovo Codice della Strada, che ricordiamo è legge dello Stato Italiano, insieme al Regolamento di Esecuzione ed Attuazione dello stesso, recano il complesso delle disposizioni cui deve essere improntata l’azione degli Enti ai quali è affidata la cura delle strade. In riferimento ai dossi, il Regolamento ne prescrive forma e dimensioni, dividendoli, in funzione dei limiti della velocità, in tre tipologie: a), b), c). Tutti e tre i tipi devono essere realizzati in elementi modulari in gomma o materiale plastico. Solo il tipo c), (limite di velocità pari o inferiore a 30 Km/h, larghezza non inferiore a 120 cm ed altezza non superiore a 7 cm), può essere realizzato anche in conglomerato. Per la forma sono forniti schemi dai quali si evince che le rampe di salita e discesa dal dosso devono avere lunghezza adeguata ovvero devono avere una pendenza del 10% (nel nostro caso mediamente 70 cm la rampa di salita, 120 cm la larghezza del dosso, 70 cm la rampa di discesa).

Tutti i dossi vanno presegnalati con segnali posti ad almeno 20 metri prima: una serie di dossi deve essere indicata mediante segnali a pannello integrativo con la parola “serie” oppure “n. rallentatori”. Per quanto riguarda i colori, i dossi vanno evidenziati mediante zebrature di colore fluorescente giallo e nero, che garantiscono il miglior contrasto e quindi la più alta visibilità in differenti condizioni di luce ed anche quando c’è pioggia (norma di riferimento UNI EN 1436:2004).

Le considerazioni. Alcuni dei dossi realizzati hanno rampe molto corte con pendenze eccessive o inesistenti, altezze superiori a 7 cm, larghezza nettamente inferiore a 120 cm, non sono evidenziati con i colori (diventano impercettibili specialmente di notte) e spesso sono situati a ridosso degli attraversamenti pedonali e degli incroci (in queste condizioni quando l’utente impatta il dosso non ha il tempo di rallentare: si ritrova in un lampo sulle strisce e nel bel centro del crocevia).

Questi dossi vanno immediatamente rimossi: ne indico alcuni. Quelli situati a ridosso dell’incrocio di via Vanvitelli con le vie A. Gramsci e R. Grieco; su via Trinitapoli subito dopo l’incrocio con Isola Verde e Città Giardino; su via Barletta dopo l’incrocio con via Martin Luther King (via Barletta costituisce itinerario preferenziale dei veicoli normalmente impiegati per servizi di soccorso e di pronto intervento tipo ambulanza. Frenate e accelerazioni causano perdita di minuti preziosi, sobbalzi producono effetti rovinosi sullo stato di salute del trasportato: su questo tipo di strade i dossi sono vietati dalla legge!).

Stiamo parlando di dossi realizzati con “estro e fantasia” in condizioni difformi da quanto prescritto dal regolamento, probabilmente a causa di una scarsa attenzione da parte dell’Ente proprietario delle strade, che evidentemente non ha ancora maturato la necessaria sensibilità nei confronti di una corretta applicazione di una normativa estremamente importante per la sicurezza stradale.

Un ultimo appunto: spesso si adotta la scappatoia del passaggio pedonale rialzato (in verità troppo rialzato). In questo caso si approfitta di un vuoto legislativo perché il Regolamento non cita i passaggi pedonali rialzati: in realtà essi vanno considerati, a tutti gli effetti, dei dossi, quindi assoggettabili alle medesime norme di costruzione.

Concludo col ricordare che il Comune risponde civilmente e penalmente nel caso di incidenti causati dai dossi fuorilegge. Probabilmente un maggiore raccordo ed una più stretta collaborazione tra Ufficio Tecnico ed il corpo di Polizia Municipale, un più consistente impiego di risorse finanziarie assieme ad una maggiore presenza dei responsabili in fase di realizzazione avrebbero eliminato in partenza le storture evidenziate.»

GIACINTO DISTASO