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Il cartello di cantiere…questo sconosciuto! “Smemorati” i soliti noti

MARGHERITA DI SAVOIA - Il cartello, o tabella, rappresenta il biglietto da visita di ogni cantiere: in esso sono contenute informazioni, dati, riferimenti normativi relativi ai vari attori aventi responsabilità in capo ai lavori ivi da effettuare. La sua apposizione non è una scelta, ma un obbligo di legge i cui riferimenti sono contenuti all’interno del Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. n. 380/2001). Tale obbligo lo si può evincere anche dal Regolamento Edilizio (art.21) del nostro Comune.

Lo scopo è chiaramente informativo, di trasparenza (ormai come l’araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, ma dove sia nessun lo sa), in quanto, trattandosi di autorizzazioni rilasciate da un Ente pubblico, chiunque (privato cittadino o organo di vigilanza) deve poter avere accesso immediato a tali informazioni. Tant’è che è sanzionabile non solo l’assenza del cartello ma anche il suo posizionamento in luogo non facilmente accessibile: cioè il cartello deve essere collocato all’esterno del cantiere in modo da poter essere chiaramente leggibile.

Gli Ufficiali e gli Agenti di Polizia in genere oltre al Corpo di Polizia Locale sono incaricati delle verifiche: quando non viene apposto il prescritto cartello, ne danno immediata comunicazione all’Autorità giudiziaria, al competente Organo regionale e al Dirigente del competente ufficio comunale, il quale dispone gli atti conseguenti.

La non apposizione del cartello di cantiere è sanzionabile fino a una somma di 10.000 euro (finora non ci risulta che sia mai avvenuta una cosa del genere).

Il cartello di cantiere contiene generalmente le seguenti indicazioni: estremi autorizzativi, oggetto dell’opera, committente, progettista; direttore lavori progetto architettonico, strutture, impianti; coordinatori sicurezza; imprese; data di inizio e fine lavori.

Dopo questa lettura sarà sorta spontanea la domanda: alla fine, perché tutto questo gran parlare del cartello di cantiere? Beh, si è voluto evidenziare un ulteriore esempio di come ormai culturalmente si sorvoli sui regolamenti con relative condotte omissive nell’esercizio delle funzioni. La conseguenza è stata l’assuefazione, fino all’indifferenza, quasi si trattasse di un male inesorabile, diventando così alleati involontari di politiche non responsabili. Invece occorre operare per ridurre la discrezionalità dei responsabili dei procedimenti e battersi affinché venga data istantanea pubblicità alle decisioni assunte dalla Pubblica Amministrazione senza che vengano frapposti ostacoli alla loro totale conoscenza.

In mancanza ci penseranno i cittadini ed i contro interessati ad evidenziare anomalie e violazioni.

Esempi recenti di cantieri sprovvisti di cartello si son visti anche sul lungomare per opere all’interno di alcuni lidi balneari. Lì il problema è ancora più sentito. Mentre sempre più si leva il grido di dolore per l’arbitrio della mancanza di visibilità del mare e della spiaggia e per la loro ridotta accessibilità e fruibilità, ci si ostina ad ignorare le ordinanze balneari, le determinazioni regionali, le sentenze del Consiglio di Stato e le norme tecniche relativamente alle tipologie dei manufatti che dovrebbero essere del tutto amovibili, alle volumetrie degli stessi, alle dimensioni delle superfici con varia destinazione, ai materiali da utilizzare, alle delimitazioni fronte terra (tipologie ed altezze delle recinzioni).

Nessuno degli organi insistenti sul territorio locale, addetti alla tutela dei beni demaniali, pare interessato a far rispettare in pieno e costantemente i regolamenti, né le sentenze del Consiglio di Stato che tra l’altro ha sancito che “al fine di preservare la piena visuale del litorale marino e il pieno godimento della zona interessata dal vincolo paesaggistico le autorizzazioni concesse ai lidi balneari sono sottoposte alle condizioni dello smontaggio al termine della stagione estiva”. Riconosciamo quanto sia gravoso l’onere della rimozione stagionale, specialmente dopo che il manufatto di 40 mq, previsto inizialmente ad uso deposito, lo si è voluto, col passare del tempo, trasformare in cucina. Però i cittadini hanno il diritto ad usufruire di aperture visuali ampie e profonde onde poter accedere al mare, distribuite lungo tutto il lungomare e inserite possibilmente in ogni singolo lido.

Da non trascurare, infine, le norme antinfortunistiche, che non sono solo per la tutela dei lavoratori ma anche per la tutela dei terzi, cioè di tutti coloro che, per una qualsiasi legittima ragione, si trovino a percorrere gli spazi esterni adiacenti ai cantieri (ad esempio, la presenza giornaliera di camion stracolmi di materiali ed attrezzature da cantiere troneggianti sul lungomare senza alcuna protezione della pavimentazione, senza sbarramenti, segnali di pericolo e divieti di accesso; e poi l’andirivieni giornaliero di mastodontici e pesantissimi mezzi per la raccolta dei rifiuti urbani ecc).

Un auspicio: qualche “gallonato” abbandonerà per un momento la poltrona e la scrivania per una azione di controllo sul territorio e nel caso disporre gli atti conseguenti? Eserciterà liberamente la funzione di controllo che la legge richiede rigettando con forza eventuali “suggestioni psicologiche”?

Ritardare la soluzione dei problemi è un’arte: e a Margherita si ha una vasta presenza di artisti illuminati! Ci avevano promesso di costruire la casa della felicità, ma vediamo che l’unica sala costruita è quella di attesa!

Ma noi non rimarremo nell’attesa illusoria che si muova qualcuno, che accada qualcosa! Noi non aspetteremo Godot!!!

GIACINTO DISTASO

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