San Ferdinando di Puglia, tra paura e desiderio di coesione: l’appello di don Mimmo Marrone alla vigilia del Natale

SAN FERDINANDO DI PUGLIA - In un momento delicato per la Città, segnato da recenti episodi di cronaca che hanno incrinato il senso di sicurezza e di serenità della comunità, cresce il bisogno di punti di riferimento capaci di offrire ascolto, lettura dei fatti e orientamento. Tra questi, un ruolo centrale continua a svolgerlo la Chiesa Madre, luogo di incontro e presidio sociale oltre che spirituale. In vista delle festività natalizie, il parroco don Mimmo Marrone propone una riflessione lucida e profonda sul clima che la città sta vivendo, sul valore della coesione comunitaria e sulle sfide che attendono il territorio, richiamando istituzioni e cittadini ad una responsabilità condivisa per il presente e il futuro della comunità.

Come sta vivendo la comunità i recenti episodi di cronaca accaduti in paese?

«La comunità, sia parrocchiale che cittadina, è fortemente preoccupata e anche impaurita. Quando viene meno il senso di sicurezza, il cittadino sente mancare il terreno sotto i piedi. Tuttavia, questa paura non deve trasformarsi in un sospetto pervasivo, altrimenti la comunità si frammenta e perde coesione. È necessario che le istituzioni siano più presenti sul territorio: la presenza fisica delle forze dell’ordine è fondamentale. Un territorio sguarnito diventa terra di nessuno. Negli ultimi giorni, però, ho notato una presenza più frequente di polizia e carabinieri: questo rappresenta già un deterrente.»

In che modo una comunità cristiana può contribuire a ricucire fiducia e coesione che al momento sembra essersi smarrita?

«Io non credo che si sia smarrita. Anzi, quando una comunità deve fronteggiare delle sfide, tende a compattarsi. Al di là delle polemiche, spesso ideologiche o politiche, sento che oggi la gente avverte maggiore bisogno di coesione e compattezza.»

In un periodo storico complesso, la parrocchia può essere ancora un punto di riferimento?

«Assolutamente sì. Giovanni XXIII definiva la parrocchia “la fontana del villaggio”, un’immagine che descrive bene ciò che rappresenta: un luogo dove abbeverarsi spiritualmente, nelle relazioni, nella coesione. Nei piccoli paesi la parrocchia svolge ancora questa funzione. Tutte le situazioni - crisi familiari, difficoltà economiche, malattie, devianze - passano da noi. Non perché abbiamo la soluzione a tutto, ma perché la parrocchia è riconosciuta come un punto di riferimento, e il solo affacciarsi è un segno di fiducia.»

Con quale stato d’animo la comunità si avvicina al Natale?

«Il Natale crea un’aria quasi magica, che spinge tutti a sentirsi un po’ più buoni. Ma per noi cristiani è molto di più: è l’evento che ha segnato la storia dell’umanità, Dio che si fa uomo. Un Dio che assume i drammi, le gioie e le speranze di ciascuno. Per questo il Natale porta gioia, ma anche consolazione: ci ricorda che non siamo soli. Da qui nascono gesti di accoglienza, condivisione e solidarietà, che riflettono lo stile stesso di Dio.»

Quali sono, secondo lei, le priorità che la città dovrebbe affrontare nel nuovo anno?

«Le priorità sono molte, ma la prima resta la sicurezza. Oltre alle telecamere, la gente ha bisogno di vedere fisicamente agenti, vigili, carabinieri. Un’altra urgenza riguarda i giovani: a San Ferdinando il consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti stanno aumentando, e con essi il numero dei ragazzi che vivono in modo randagio, spesso coinvolti in reati per procurarsi il denaro necessario all’acquisto delle dosi. E poi serve investire nei centri di aggregazione, non solo per i giovani ma anche per gli anziani. La popolazione invecchia e occorre offrire luoghi dove gli adulti e gli anziani possano sentirsi protagonisti, non relegati all’inattività.»

Quale messaggio desidera rivolgere alla città per questo Natale?

«L’augurio è questo: se Dio diventa uomo, significa che noi uomini siamo simpatici a Dio. Per questo invito tutti a riscoprire la simpatia verso gli altri. Gli eventi che viviamo possono spingerci alla diffidenza, al sospetto, alla tentazione di non fidarci più degli esseri umani. Ma ogni persona porta impressa l’immagine di Dio, che non scompare mai. Il Natale sia allora l’occasione per tornare a esercitare empatia e simpatia reciproca.»

LUCIA DARGENIO