Gruppo, gruppetto e gruppo al lazzo. Le due liste che hanno partecipato alle scorse elezioni si sono scisse in 7 gruppi consiliari

TRINITAPOLI - Soprattutto in questi tristi tempi di pandemia, non smetto mai di vedere il lato comico delle cose. Se poi il mio sguardo si posa sulla politica locale, eterna fonte di ilarità, il fenomeno esplode in tutta la sua veemenza.

Dopo le elezioni, i consiglieri comunali sono tenuti ad aderire a un gruppo, che deve essere obbligatoriamente di almeno tre consiglieri, ognuno con un capogruppo. I capigruppo partecipano alla conferenza dei capigruppo, che è un organo consultivo del sindaco con compiti importanti che servono a snellire e programmare il lavoro del consiglio comunale. Proprio per questo, la conferenza dei capigruppo è concepita come organo ristretto: deve funzionare velocemente.

Normalmente, i gruppi ricalcano le liste che hanno partecipato alle elezioni; più o meno come avviene in parlamento, insomma, laddove dopo le elezioni si creano generalmente gruppi corrispondenti alle compagini politiche che hanno partecipato alla competizione elettorale. Perciò, in un mondo normale, se alle elezioni hanno partecipato due liste, ci si aspetterebbe due gruppi e due capigruppo. Ma la Trinitapoli politica non è il mondo normale: è commedia dell’arte.

Le due liste che hanno partecipato alle scorse elezioni, infatti, a dispetto della comunione d’intenti proclamata durante i comizi, hanno avuto la capacità di scindersi in - udite, udite - ben sette gruppi! Diciassette consiglieri e sette gruppi. Alla faccia dell’unità!

I dodici consiglieri di maggioranza si sono scissi in quattro gruppi da tre, per avere quattro capigruppo nella conferenza. Voi direte: a che servono quattro capigruppo se dall’altra parte c’è una sola lista e presumibilmente un solo capogruppo? Eh, troppo facile! Mostrando virtù da mago Otelma, la maggioranza ha intuito che dai cinque dell’opposizione poteva venire qualche sorpresa. Da quella parte, infatti, sono abituati a scindere pure l’atomo, figuriamoci se non si scindono ora che stavano in una lista tenuta insieme col nastro adesivo.

Manco a dirlo, infatti, appena ne hanno avuto la possibilità, i componenti della lista pot-pourri Libera Trinitapoli hanno pensato bene di fare i distinguo che - guarda un po’ - noi di Art. 1-MDP avevamo denunciato molto tempo fa e che ci avevano indotti all’astensione.

Andrea Minervino ha creato il gruppo Trinitapoli Futura con i consiglieri Capodivento e De Pasquale. E fin qui, tutto regolare, anche se già in questo caso emerge l’incoerenza di essersi presentati come lista unitaria senza che ci fosse alcuna unità.

Il capolavoro lo fanno Barisciano e Tarantino. Sembra quasi che io ce l’abbia un po’ con loro ma non è così. Spero che in consiglio comunale facciano il solito buon lavoro e mostrino la dedizione di sempre verso Trinitapoli. Anzi, li ringrazio pubblicamente per l’innegabile impegno che ci hanno sempre messo. Li stimo e gli voglio pure bene, ma da un po’ di tempo non ne azzeccano una.

Il capolavoro, dicevo…

Barisciano, orfano di Minervino e degli altri due, decide di autoproclamarsi gruppo. Da solo. Avete capito bene: lui da solo, un gruppo. Come se non bastasse, evidentemente dopo un’assemblea con sé stesso, si è proclamato capogruppo. C’è chi dice che una parte di sé fosse in dissenso, ma la maggioranza di sé ha prevalso. A proposito: non dovevano essere almeno tre? Sì, però nel regolamento c’è un vuoto normativo che in conferenza dei capigruppo consentirà a Barisciano di prendere comunque la parola: «Noi Barisciano, in nome e per conto di noi stessi, pensiamo che…».

Voi ridete?

Io, invece, lo ringrazio. Perché finalmente ho una risposta che non riuscivo a dare. Un mio amico non si capacitava del dogma cristiano della Trinità e mi chiedeva lumi. Io, non essendo un teologo, non riuscii a dargli una spiegazione plausibile. Ora, finalmente, ce l’ho. «Noi Barisciano…etc. etc.».

E Tarantino? Non poteva starsene con Barisciano, dopo aver fatto tanto per stare in lista con lui?

Per carità!

Piuttosto che rimanere da sola con Barisciano, la Tarantino ha dichiarato di non appartenere a nessun gruppo e quindi di essere automaticamente la capogruppo del gruppo misto. L’ennesimo tatticismo alla Lino Banfi ne «L’allenatore del pallone»: «Mister lei si rifà più al 4-3-3 alla Liedholm o al 3-5-2 alla Trapattoni?». «Io preferisco il 5-5-5 alla Oronzo Canà». Indimenticabile.

La verità è che secondo me la Tarantino ha fatto una scelta a lazzo.

Non pensatene male. Il lazzo è una routine comica di repertorio della Commedia dell'arte. Gli attori, in particolare quelli che interpretavano l’Arlecchino mascherato, ne avevano molti esempi e usavano le abilità improvvisative per intrecciarli nella trama di dozzine di diversi scenari. Il termine è divenuto col tempo sinonimo di scherno, di aspra presa per i fondelli.

Ecco, la consigliera Tarantino si è forse voluta prendere gioco dei suoi ex compagni di lista, rivendicando un’indipendenza che le fa onore, ma che arriva in drammatico ritardo. L’indipendenza da Barisciano andava rivendicata prima, non dopo le elezioni.

Arlecchino gliel’aveva detto.

RAFFAELE DI BIASE (Tratto da “Il Peperoncino Rosso” - novembre 2020)

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