STORIE DI AMORE E DI AMICIZIA - Il vecchio Ugo e la sua badante Sophie: una coppia di fatto che regala amore

TRINITAPOLI - L’articolo-appello pubblicato qualche giorno fa sulle proposte per diffondere un maggiore rispetto per gli animali (leggi, ndr) sta ricevendo molti consensi da parte di persone che vivono da anni con cani e gatti, oppure che, come volontari, si prendono cura di randagi e di animali feriti o abbandonati. Bisognerebbe parlarne sempre di più per far conoscere le tante “storie di amore e di amicizia” che potrebbero toccare il cuore anche di chi vive in un contesto sociale di privazioni affettive.

In attesa di rielaborare tutti i racconti ascoltati, comincio con il presentarvi Ugo e Sophie, due dei miei amici a quattro zampe che vivono con me.

Sette anni fa, Marcella, una studentessa universitaria, mi chiese di tenere la sua cucciola Sophie, un incrocio tra Jack Russell e Pincher, che aveva paura di lasciare sola a casa, perché doveva trasferirsi e frequentare le lezioni e sua madre lavorava tutta la giornata e non poteva accudirla. Il timore derivava dal fatto che la piccola vivacissima “tempesta” era già caduta dal balcone del secondo piano e si era salvata per miracolo.

Avrei voluto dirle di no, perché anche io ero super impegnata, ma non ne ebbi il coraggio. Sophie, appena mi vide, si sistemò comodamente fra le mie braccia e mi guardò implorante con i suoi bellissimi occhi languidi, facendomi cadere ogni resistenza. Nel giro di una settimana divenne padrona della casa e si appropriò della mia poltrona nella sala dove pranzavamo e guardavamo la televisione, inoltre mi fece correre chilometri dietro il suo pallone che preferiva alle palline e che spingeva all’impazzata con il muso. Una vera calciatrice!

Nella mia casa di campagna avevo altri tre cani, Ugo e Cleo, fratello e sorella di stazza media, e Rex, pastore tedesco, una guardia del corpo perfetta che ringhiava a tutti coloro che fingevano di picchiarmi. A turno, durante la settimana, li curavamo io e i miei nipoti, anch’essi animalisti si può dire dalla culla. Tre anni fa, Cleo, che a 13 anni era diventata sorda e instabile sulle zampe, un giorno si distese in giardino e si addormentò per sempre tra le lacrime di tutti i bambini che l’adoravano.

sociale tri cleo rex

Suo fratello Ugo, timidissimo e terrorizzato da qualsiasi rumore, iniziò ad avere dei problemi con la vista, finché il veterinario gli diagnosticò una cheratite che lo avrebbe poi reso quasi del tutto cieco. Era ovvio che non potevo lasciarlo in campagna, anche se Rex lo guidava dovunque. Lo portai a casa e immediatamente familiarizzò con Sophie che aveva circa un anno e che in pratica divenne la sua badante.

Pensavo che tra Sophie e l’anziano e cieco Ugo, quattro volte più pesante di lei, non potessero esistere rapporti sessuali ed invece, dopo circa un mese, notai che la “m’nèn” aveva una bella pancetta che mi spinse a precipitarmi dal veterinario. Si rese necessario l’aborto, con conseguente sterilizzazione, perché la differenza di statura tra i due “amanti” costituiva un pericolo per il piccolo utero di Sophie.

Ora sono sempre insieme, notte e giorno, e Ugo, accucciato per l’intera giornata a causa della sua artrosi e di un soffio al cuore, conserva gelosamente sotto il suo mantello biondo le palline e i giocattolini che Sophie gli porta. Si alza ormai a stento soltanto per i suoi bisogni corporali, per mangiare e per accogliermi festoso quando rientro a casa. Quest’anno abbiamo salutato con parenti e amici il 2023 un’ora prima, perché a mezzanotte, dopo aver chiuso balconi e finestre e acceso il televisore, abbiamo abbracciato Ugo per non farlo spaventare dai botti e brindato con lui e con Sophie che esigeva la sua porzione di coccole. Ci siamo commossi, ma è vietato essere tristi in casa, perché Sophie, detta “nocciolina” per il suo colore, se ne accorge subito e si piazza sulle ginocchia per sollecitare un gioco, una grattatina di pancia, che si deve concludere obbligatoriamente con una risata provocata dalle sue leccatine e dai tentativi di abbracciarmi.

Spesso mi ritrovo a parlare con loro che ascoltano con attenzione. Senza applaudire o fischiare, avvicinano il muso alla mia mano e con lo sguardo pare ti dicano chiaramente: “Ti ho capito”.

Follia? Non credo proprio. Soltanto creature che comunicano e che capiscono per amore.

ANTONIETTA D’INTRONO