TRINITAPOLI - Si è chiuso martedì 26 febbraio scorso a Taranto il viaggio del “Treno del Ricordo”, il progetto promosso dal Ministero per lo Sport e i Giovani per ricordare le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Il treno storico ha fatto sosta in dodici città italiane, tra cui Venezia, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Roma e Napoli, ed è stato salutato, al suo arrivo, dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dalla consigliera regionale delegata alla Cultura, Grazia Di Bari, dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e dal Prefetto di Taranto, Paola Dessì.
Alla stazione sono arrivate anche le classi 5^A e 5^B della Direzione Didattica “Don Milani” di Trinitapoli, accompagnate dalle loro insegnanti e da Giuseppe Beltotto, presidente del Comitato 10 Febbraio, organizzatore di questa giornata dedicata alla storia. Gli studenti hanno avuto l’opportunità di visitare i vagoni del treno, nei quali era stata allestita una mostra multimediale divisa in 4 sezioni: Italianità, Esodo, Viaggio del dolore e Ricordi di una vita. Lungo il percorso, che riproduce idealmente il viaggio compiuto dagli esuli giuliano-dalmati, sono stati proiettati filmati di repertorio provenienti dall’Archivio Istituto Luce e da Rai Teche, video originali. In esposizione c’erano anche foto e masserizie fornite dall’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata (IRCI). (Foto)
Il Treno rientra nell’ambito delle iniziative in programma per il Giorno del Ricordo, una solennità civile istituita con la legge 30 marzo 2004, n.92, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Ultima destinazione del treno è stata la Puglia, riconosciuta come terra di accoglienza generosa e che, negli anni, è stata luogo di salvezza per migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni. Nella città di Taranto furono accolti circa 800 profughi istriani che furono ospitati in tre campi creati per l’occasione e poi trasferiti nel Villaggio dei Polesani, costruito nel quartiere Tamburi.
Quest’anno, gran parte delle iniziative organizzate nell’ambito del Giorno del Ricordo hanno evidenziato un’analisi più attenta “della più complessa vicenda del confine orientale”, come è scritto nella legge istitutiva del 2004, che in molte occasioni è stata limitata a quanto accadde dopo la capitolazione dell’Italia fascista nel settembre 1943 e dopo la liberazione della Venezia Giulia nel maggio 1945. Infatti, il professore Nicola Neri, docente di “Storia della Guerra, delle Istituzioni Militari, dei Trattati e Politica internazionale”, presso il Dipartimento di Scienze politiche e di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari, nel suo discorso tenuto a Trinitapoli, in occasione del recente convegno sulle foibe (leggi, ndr), ci ha tenuto a precisare in apertura che “Ricordare, dopo un lungo silenzio, significa perseguire il valore della riconciliazione tra tutti e con tutti, tra italiani, innanzitutto, ma anche con croati e slavi. Basta ripetere gli errori del passato a cui nessuno può dichiararsi estraneo”. Nella ricostruzione di quei drammatici eventi, occorre evitare ogni interpretazione della storia dal punto di vista di una sola nazione, facendo invece prevalere una visione sovranazionale. Va contrastata, in sostanza, ogni rilettura della storia in chiave nazionalista. L’auspicio è che, proprio in rispetto di tutte le vittime delle foibe, questa memoria rinnovata si opponga con forza al revisionismo storico e alla creazione di legami tra narrative storiche e potere politico.
ANTONIETTA D’INTRONO