SAN FERDINANDO DI PUGLIA - Già nel primo dopoguerra, ci sono stati a San Ferdinando di Puglia movimenti femminili che ebbero molte adesioni, soprattutto dopo l’eccidio del 9 febbraio 1948. Il preside Carmine Gissi, nel suo volume “L’eredità del 9 febbraio” (San Ferdinando di Puglia, 1988), citando il congresso delle donne sanferdinandesi dell’UDI (Unione Donne Italiane) organizzato il 18 settembre 1949, così riferisce: “Erano intervenute le rappresentanti delle varie categorie di donne lavoratrici oltre ad un cospicuo numero di casalinghe, alle vedove di guerra ed alle famiglie degli uccisi del febbraio 1948. Le donne che avevano un’intensa attività di relazione e che puntualmente festeggiavano i momenti significativi della vita associata, come la giornata della donna celebrata l’8 marzo del 1949 con un comizio in piazza, elessero il proprio comitato direttivo a far parte del quale furono chiamate Capriuoli Angela, Fusillo Rosaria, Cirillo Grazia, Colaianni Giuseppina, Policastro Angela, Garbetta Antonietta, Iacobellis Grazia e Capriuoli Carmela”. Nel 1952 furono candidate nella lista del P.C.I. (denominata Pace e Rinascita) Carmela Capriuoli e Rosaria Fusillo, mentre nel 1956 fu eletta Emanuela Rella, la prima donna in consiglio comunale. I movimenti studenteschi del ’68 videro attivamente impegnate molte studentesse che crearono il gruppo “Franca Viola”, ispirandosi alla omonima ragazza siciliana che coraggiosamente rifiutò il “matrimonio riparatore”.
Bisogna aspettare il 1972 per eleggere un’altra donna in consiglio, Raffaella Prinari, sempre nella lista del P.C.I., elezione sminuita dal fatto che la signora Prinari non era nativa di San Ferdinando di Puglia. Passarono poi 8 anni per la prima donna assessore (Grazia Bizzoca, eletta nella lista del P.C.I. nel 1980), ed addirittura altri 32 anni (nel 2012) per la prima donna candidata sindaco: Giovina d’Addato con la lista “L’alleanza-Futuro popolare”.
Questa sintetica ricostruzione storica delle brevi incursioni delle donne sanferdinandesi nei meandri maschili della politica dovrebbe far comprendere meglio ai lettori il motivo per cui tre candidate sindaco su quattro hanno fatto e faranno anche in futuro notizia nella nostra provincia.
La prima battaglia (quella di capeggiare una lista) è sicuramente vinta, in particolare se ci si informa sulla saga delle candidature femminili dei paesi vicini.
La vittoria della guerra, purtroppo, è ancora lontana. Basta ascoltare qualche commento sessista di chi vuole a tutti costi vedere un “protettore” dietro le spalle delle tre candidate, sia esso un padre, un compagno di vita o di partito. Probabilmente non è ancora sufficiente per una donna avere una laurea e una professione di successo, non si è indipendenti mentalmente ed economicamente se si gestisce un’azienda in contemporanea ad una famiglia oppure non si è autonomi se si dirige un partito. È la solita vecchia storia della “moglie di…, figlia di…, sorella di… compagna di…”, che tradotto in poche parole significa: “tu non sei nessuno!”
Tutte e tre le candidate possono competere non solo con il più “indipendente” degli uomini ma potranno anche, qualora vengano elette, accettare suggerimenti, consigli e proposte da chiunque senza mai piegare la testa a fantomatici padroni.
Un augurio con le parole della scrittrice Virginia Woolf: “Non c’è barriera, lucchetto o bullone che possa fermare la libertà della mia mente”.
ANTONIETTA D’INTRONO