SAN FERDINANDO DI PUGLIA - A seguito dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale di San Ferdinando di Puglia (leggi), l’ex assessora ai Servizi Sociali, Cinzia Petrignano, e l’ex consigliera comunale delegata all’Agricoltura, Grazia Capriuoli, hanno condiviso le loro riflessioni sugli eventi che hanno portato alla fine dell’amministrazione Camporeale. Le dimissioni, presentate congiuntamente da nove consiglieri, hanno determinato la caduta dell’esecutivo e l’apertura di una fase commissariale per il Comune (leggi). Nel corso dell’intervista, Petrignano e Capriuoli spiegano come la mancanza di dialogo all’interno della maggioranza e l’incapacità di affrontare in modo costruttivo le divergenze politiche abbiano reso insostenibile la prosecuzione del mandato amministrativo. Entrambe difendono la loro scelta come necessaria per il bene della comunità, sottolineando il fallimento dell’ex sindaca nel rispondere alle esigenze collettive.
Quali sono state le motivazioni principali che vi hanno portate a firmare le dimissioni presso il notaio, contribuendo allo scioglimento anticipato del Consiglio comunale?
«Quello che ci ha portato a firmare le dimissioni da consigliere comunali, contestualmente ai consiglieri di minoranza, dinanzi ad un notaio, è stato anzitutto una questione legata al metodo. La questione sollevata sul “cantante”, ci si consenta, appare ridicola oltre che strumentale. Nel documento firmato dalle sottoscritte, insieme a Fabio Capacchione, sono state spiegate puntualmente e nel dettaglio le motivazioni in questione (leggi, ndr). Quello che si contestava all’ex vicesindaco e all’ex sindaco era la mancanza di dialogo e la totale incapacità di fare sintesi sulla base dei pareri espressi dalla maggioranza. A suffragio di quanto appena affermato, si tenga presente che, in due anni e mezzo di consiliatura, avremo fatto, a voler essere generose, non più di cinque riunioni di maggioranza.»
Ritenete che la decisione di dimettervi fosse l’unica via possibile per risolvere i problemi che stavate affrontando? C’è stata la possibilità di discutere un’eventuale riconciliazione prima di arrivare a questa scelta drastica?
«La decisione di dimetterci non è certo arrivata come un fulmine a ciel sereno. Anzi, è stata l’unica scelta possibile. In sintesi, una scelta obbligata, oltre che ponderata. Una scelta alla quale siamo state costrette dalla totale assenza di dialogo e dalla volontà - non certo da parte nostra - di non ascoltare le ragioni di tutta la maggioranza. Alla famosa riunione del 25 settembre - abbandonata dall’ex vicesindaco e dall’ex sindaco -, infatti, nonostante il nostro impegno amministrativo non sia mai venuto meno (a dimostrarlo ci sono le giunte, alle quali chi di noi era titolato a partecipare - Cinzia Petrignano - era presente in assenza del sindaco, e il consiglio comunale del 30 settembre, con voti favorevoli alle deliberazioni all’ordine del giorno), non è mai seguita, da parte dell’ex vicesindaco e dell’ex sindaco - arroccatisi su una posizione di chiusura, in una sorta di braccio di ferro per affermare la loro presunta supremazia sul resto del gruppo - la volontà di risolvere, o anche solo discutere, le ragioni di quella contrapposizione. A ciò si aggiunga che, la settimana prima dello scioglimento del consiglio comunale, erano già arrivate le mie dimissioni irrevocabili dalla carica di assessore - specifica l’avv. Petrignano -. Inoltre, solo un anno fa, anche Fabio Capacchione ed Andrea Patruno avevano rassegnato le loro dimissioni, rispettivamente da assessore e da presidente del consiglio comunale. L’incapacità politica del sindaco - non crediamo più si tratti di ingenuità a questo punto - si manifesta chiaramente qui: ci aspettavamo, infatti, che l’ex sindaco prendesse atto della crisi politica che stavamo attraversando e, una volta preso atto di ciò, si dimettesse. Questo le avrebbe dato l’opportunità di provare a risolverla, quella crisi politica. Evidentemente, la risoluzione della crisi non interessava, in primis, né all’ex vicesindaco né all’ex sindaco.»
Come rispondete a chi afferma che le dimissioni sono state un tradimento del mandato elettorale?
«Rispondiamo che, in prima battuta, il mandato elettorale è stato tradito dall’ex vicesindaco e dall’ex sindaco. Noi ne abbiamo semplicemente preso atto, forse temporeggiando oltre il dovuto. E le spieghiamo il perché: il programma amministrativo della lista “Città Futura” conteneva infatti delle linee guida che non sono mai state rispettate. Anzi, sono state sistematicamente aggirate. Solo a titolo esemplificativo: il programma amministrativo si fondava sull’elaborazione di nuovi modelli di partecipazione democratica dei cittadini nelle scelte fondamentali di sviluppo e crescita economica della comunità sanferdinandese. Non solo quei modelli partecipativi non sono mai stati messi in atto - si pensi, per esempio, alle tanto decantate consulte cittadine, scomparse dall’agenda politica il giorno immediatamente successivo alla vittoria della lista “Città Futura” - ma, in circa due anni e mezzo di mandato elettorale, l’ex sindaco non si è mai nemmeno degnata di fare un comizio utile a spiegare ai cittadini il lavoro svolto dall’amministrazione. Si è pensato, infatti, che i social bastassero da soli ad assolvere il dovere comunicativo e di rendicontazione a beneficio di tutta la cittadinanza. Un altro punto: la questione relativa al personale. Nel programma di “Città Futura”, questa questione, esattamente alla pagina 5 del programma elettorale, era riportata come assolutamente prioritaria per l’Ente. L’obiettivo era bandire concorsi per l’assunzione di nuove unità lavorative, per garantire servizi più efficienti e processi in grado di conseguire un risparmio funzionale e gestionale. Risultato? Zero concorsi banditi a favore dell’Ente e dell’intera comunità.»
In vista delle prossime elezioni, dopo il periodo di commissariamento, quali sono - secondo voi - le priorità che l’amministrazione dovrà affrontare per garantire una maggiore stabilità politico-amministrativa?
«Le priorità sono già scritte nel programma - quello di “Città Futura” - che, avendo noi contribuito a redigere, consideriamo ancora nostro. Tanto nostro che, proprio perché irrealizzabile in questa consiliatura, abbiamo ritenuto necessario “staccare la spina”. La questione dei concorsi pubblici, così come indicato nel documento da noi protocollato in data 8 ottobre 2024, rimane una priorità assoluta per migliorare il funzionamento della macchina amministrativa. C’è poi la questione dell’ambiente, centrale nel programma amministrativo ma dimenticata nell’azione concreta: nel programma si prevedeva l’adozione della dichiarazione di emergenza climatica, con misure atte a ridurre le emissioni di carbonio. Si era parlato anche di una “Città Futura” più green, con auto elettriche, un piano regolatore per gli impianti eolici sul territorio, e la creazione di comunità energetiche. Inoltre, avevamo promesso di sviluppare un vero piano del verde cittadino, ma questo non è mai avvenuto. Un’altra priorità fondamentale riguarda i giovani e gli spazi del sapere: quei giovani che, più di noi, hanno capito che l’associazionismo sarà il mezzo con cui affronteremo le sfide future poste dalla globalizzazione e ci riapproprieremo di quegli spazi - soprattutto mentali ed ideali - che, nonostante il nostro impegno, in questa consiliatura non siamo riusciti a garantire.»
GAETANO DALOISO