Crisi idrica, lotta alla droga, difesa dell’ambiente, gestione della cosa pubblica, giovani: lettera aperta di San Ferdinando Re al suo popolo

SAN FERDINANDO DI PUGLIA - Al termine della processione del Santo Patrono, prima del rientro in Chiesa Madre, il parroco Mons. Domenico Marrone ha “consegnato” alla città la “lettera aperta di San Ferdinando Re al suo popolo”, dandone lettura. Diversi gli argomenti toccati: crisi idrica, lotta alla droga, giustizia economica e sociale, difesa dell’ambiente, gestione della cosa pubblica, coerenza dei cristiani e, infine, l’appello ai giovani.

A coloro che governano e gestiscono le risorse idriche chiede di ascoltare l’appello degli agricoltori e di prendere le decisioni necessarie per alleviare le loro sofferenze. Poi aggiunge: “la vostra agricoltura avanzata vi permette di sfruttare al meglio i doni della terra, ma è essenziale che le vostre pratiche non danneggino l’ambiente. Proteggete il suolo, l’acqua e l’aria per garantire un futuro prospero non solo a voi, ma anche alle generazioni che verranno”.

“Avverto con tristezza - lamenta il Santo - che si è sviluppato un welfare mafioso, una rete di supporto basata sulla prevaricazione, unica alternativa, purtroppo, a chi ha fame di lavoro. È essenziale - sostiene - che tutti i lavoratori siano trattati con equità e rispetto, ricevendo una retribuzione giusta e lavorando in condizioni sicure. Non tollerate lo sfruttamento o il mancato rispetto delle normative sul lavoro. Non rimanete vittime passive della prepotenza di loschi figuri locali. Denunciate ogni ingiustizia e sopruso. Il silenzio omertoso non è lo stile del cristiano, né di qualunque cittadino onesto”.

Dal 1847, anno della fondazione di San Ferdinando di Puglia, ad oggi il Santo fa sapere di aver osservato con orgoglio i progressi materiali compiuti dalla comunità operosa, intraprendente e ospitale, “ma non sempre - osserva - a fronte di questo benessere ha notato un pari progresso etico e spirituale”.

“Il benessere materiale non deve farci dimenticare i valori morali che sono alla base di una società giusta e solidale. Con rammarico devo constatare che in questa comunità è aumentata la povertà valoriale”.

Pertanto, San Ferdinando - tramite don Mimmo - si rivolge, con tono sferzante, ai responsabili della cosa pubblica: “a voi - dice - compete l’osservanza della giustizia e dell’onestà più di ogni altro cittadino. Il vostro ruolo di mantenere l’integrità e la trasparenza nella gestione della cosa pubblica, è cruciale per garantire il benessere e la fiducia della comunità”.

Nel contempo, ammonisce anche chi ha la responsabilità di fare opposizione: “a voi, che avete la delicata responsabilità di fare opposizione, ricordo le parole di Gesù: “Guai a voi guide cieche che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” (Mt 23,24). Vigilate sugli atti della maggioranza con attenzione ed equità, senza distrarvi su dettagli insignificanti, mentre questioni cruciali sfuggono al controllo. Il vostro operato deve essere ispirato alla giustizia e al bene comune, non alla difesa di interessi opachi. Dovete scegliere se essere parte del gregge o del branco dei lupi”.

“Comprendo - aggiunge il Santo - che le mie parole possano causare avversione, ma non potete mettere il silenzio e l’ingiustizia sopra la verità e la dignità umana. Sappiate che il denaro non si decontamina automaticamente per il fatto che viene offerto al vostro Patrono. La parola di Dio è coinvolgente e di fronte ad essa bisogna prendere posizione. Essa disturba, suscita contraddizioni e porta alla luce l’ingiustizia”. 

Poi - in sintonia con il pensiero del parroco, don Mimmo Marrone - fa un rimprovero elegante, ma duro, a chi si professa cristiano e lo è solo nella forma: “non si può essere cristiani adulti - spiega - limitandosi all’osservanza delle formalità religiose tradizionali e dimenticando la giustizia sociale, la viscerale compassione verso i fratelli e le sorelle seduti nel dolore “sui luridi sgabelli della storia”. “Pertanto - rincara - a coloro che provano fastidio per le mie parole rivolgo un appello nel nome del Signore: smettete di ingannare voi stessi e gli altri. Tornate ad essere uomini veri e cittadini onesti. Cambiate vita e insieme costruiamo una storia degna di essere vissuta. E anche la nostra città di cui mi onoro essere patrono cambierà volto”.

“Il mio augurio è sempre lo stesso: a questo mio popolo il Signore conceda pace e prosperità”. 

L’ultimo appello lo rivolge ai giovani: “non dimenticate mai i valori che ci guidano: la giustizia, l’onestà e la responsabilità verso gli altri. Non cedete alle tentazioni della droga. Gli spacciatori, come moderni Caron dimonio, di dantesca memoria, vi traghettano verso un inferno di distruzione e disperazione, in un abisso da cui è difficile riemergere”.

E incalza: “con la loro falsa promessa di sollievo e piacere, questi mercanti di morte ingannano e corrompono, alimentando un circolo vizioso di dolore e perdizione. Invece di offrire un passaggio verso la libertà, conducono solo verso un destino di rovina, rubando vite e speranze lungo il loro oscuro cammino”.

“Opponetevi con coraggio e determinazione - è l’appello del Patrono - a chi cerca di sfruttare le vostre debolezze per il proprio profitto infame. Siate forti e scegliete sempre la via della consapevolezza e del rispetto per voi stessi e per chi vi sta accanto. Siate la luce che illumina il cammino verso un futuro migliore”.

“Carissimi, insieme, uomini e donne, giovani, adulti e anziani, costruiamo una storia degna di essere vissuta. E anche la nostra città cambierà volto”.

GAETANO SAMELE