Natale 2022: una rinnovata passione per Dio, per l’uomo, per il bene comune

SAN FERDINANDO DI PUGLIA - Incredibile ma vero! Il Natale è nato all’ombra della politica. Tutti sanno che Gesù nasce a Betlemme non perché l’hanno deciso i suoi genitori, ma perché l’ha deciso l’onnipotente imperatore di Roma, Augusto. “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta”. (Lc 2,2-6)

Augusto determina tutto del Natale ma del Natale non sa nulla. Luca racconta una coincidenza fortuita, del tutto casuale. Nessuno alla corte di Roma poteva sapere di una coppia di giovani sposi che si spostava da un punto all’altro in un angolo sperduto dell’impero.

Cosa è questa luce che è venuta fra di noi e noi non l’abbiamo accolta? Chi è costui che è venuto fra i suoi, che sono stati creati in Lui e per Lui? Dobbiamo tenere gli occhi aperti per non essere nel numero di coloro che avevano i libri in mano come gli scribi, trovarono il luogo della nascita ma non andarono a vedere il Neonato (cfr. Mt 2,2-5).

Il Natale deve accendere in tutti noi una rinnovata passione per Dio e per l’uomo insieme. A Natale mi sento sollecitato a condividere con voi riflessioni, dubbi, preoccupazioni, interrogativi e l’esistenza di una possibile speranza.

Sono preoccupato come voi per la situazione del mondo attuale, considerando insieme le nostre comunità locali e quella planetaria, nell’interdipendenza sempre più evidente e quotidiana della famiglia umana.

La condivisione delle preoccupazioni di tante persone che incontriamo in situazioni di povertà, di tribolazione, di abbandono si congiunge con le cause strutturali dell’impoverimento, della fame, delle oppressioni, della violazione dei diritti umani, della distruzione della Madre Terra e di tante espressioni della vita e delle guerre. A proposito di guerre non c’è solo la guerra Russia-Ucraina, ci sono conflitti o situazioni di crisi in tutto il mondo che potrebbero peggiorare o evolvere. Si tratta di Etiopia, Yemen, Sahel, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myanmar. Questi non sono solo punti caldi, ma rappresentano aree dove si sono verificati importanti cambiamenti nelle dinamiche del conflitto.

Si pensi poi ai dei diffusi atteggiamenti di pregiudizio, discriminazione e illegalità che piegano i nostri territori ad uno scopo soltanto: arricchire imprenditori e politici corrotti, deturpando, distruggendo, ricoprendo il territorio con chilometri quadrati di quartieri destinati a invecchiare precocemente. A farne le spese, è il territorio. Alluvioni frequenti, esondazioni, frane, allarmi costanti sono sempre più frequenti, si pensi a quanto accaduto nei giorni scorsi ad Ischia. Il suolo della nostra Italia sta crollando sotto i colpi della speculazione edilizia. È necessario assumerci le nostre responsabilità ed agire in fretta.

A tal riguardo è fondamentale smettere il gioco del rimpallo ed affrontare le responsabilità in modo cooperativo e collaborativo, facendo sì che ognuno controlli il territorio di competenza e faccia la propria parte per tutelarlo e valorizzarlo.

Urge rispondere alla incultura dell’illegalità con la cultura del dialogo e del diritto, perché il malaffare è incultura, anti-cultura, e si combatte con la cultura. La comunità cristiana deve testimoniare la volontà di rilanciare ufficialmente l’impegno contro l’illegalità e ogni degenerazione del diritto.

Sono preoccupato della situazione attuale della politica, della crisi profonda di progetti, di contenuti, di rappresentanza, di metodo, sia a livello regionale sia nazionale, europeo e mondiale. La passione per il bene comune, la dedizione, la competenza nell’affrontare le questioni, la sperimentazione “dell’arte di uscire insieme dai problemi”, come don Milani e i suoi alunni hanno definito la politica, troppe volte sono assenti, per il prevalere di incompetenza, approssimazione, affidamento alla forza delle immagini e degli slogan gridati, che sostituiscono analisi, riflessioni e proposte serie.

La dimensione gravemente mancante è soprattutto quella che dovrebbe sempre caratterizzare la politica, che è indispensabile per il governo della polis ai diversi livelli: il rapporto stretto, continuo, di ascolto e di partecipazione con i cittadini. Si potrebbe dire: meno riunioni nelle stanze riservate della politica e molti più incontri con le persone dei paesi, dei quartieri, delle città per percepire in diretta le situazioni, le storie delle persone, i bisogni, le attese, le speranze. Mi preoccupa la mancanza di cambiamenti significativi che può indurre pericolosamente a fatalismo, rassegnazione e chiusura in ambiti individualistici.

Il crescente distacco tra cittadini e istituzioni che si registra nella maggior parte delle democrazie contemporanee (si pensi al partito degli astensionisti nelle ultime elezioni politiche) non è ascrivibile solo a qualunquismo, disinteresse o protesta, più o meno consapevole, nei confronti di una classe politica inadeguata. È indice di qualcosa di più grave: una radicale perdita di fiducia nella democrazia come veicolo di cambiamento ed emancipazione sociale, che oggi interessa in particolare i più poveri e i più svantaggiati.

Avvertiamo la distanza abissale fra la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, di cui il prossimo 2023 si celebrerà il 75° anniversario, la nostra Costituzione, il Vangelo di Gesù di Nazaret e le diffuse e persistenti situazioni drammatiche che permangono su scala planetaria e che riguardano la vita di centinaia di milioni di persone. Siamo riusciti addirittura a barattare, a fare mercimonio dei diritti umani. Si pensi allo scandalo della corruzione di esponenti del parlamento europeo per i mondiali del Qatar e al contempo pensiamo ai tanti giovani iraniani che rischiano la vita lottando per la libertà e il riscatto da forme di tirannie teocratiche e blasfeme.

È importante non lasciarsi catturare da interessi di parte per poter vivere con libertà e coraggio la profezia della denuncia e della proposta dei diritti umani uguali per tutti o non più tali, per ogni situazione che offende la dignità delle persone.

Si avverte l’esigenza di un salto di spiritualità incarnata nella storia, di cultura, di ripresa dei diritti umani fondamentali, di una politica seria che assuma le questioni e non le faccia diventare motivo di contesa e di lotta, senza costruire possibili risposte positive.

La solidarietà è la via del Natale. Siccome tutti siamo segnati dalla povertà, dalla miseria, dalla vulnerabilità, anche quelli che stanno saldi nella città sono insidiati dal male, cogliamo nel profondo il senso della nostra labilità e provvisorietà.

È possibile sperare? Quali le motivazioni, quali le ragioni? È possibile scorgendo quotidianamente fra le tribolazioni, i dolori, le diverse difficoltà i segni positivi di persone, di gruppi, di comunità che, animati da ideali, da fede, dalla disponibilità alla concreta prossimità, si dedicano con passione, gratuità e perseveranza.

La memoria viva del Natale è motivo di speranza. Gesù di Nazaret è venuto, uomo fra noi, per annunciare la speranza del Regno di Dio, di una nuova umanità di fratelli e sorelle, di giustizia e di pace: questo è il sogno di Dio sull’umanità; Lui ci propone di coinvolgerci per contribuire a realizzarlo, assicurandoci la sua presenza come riferimento, guida e sostegno.

Il Bambino del Natale è l’incarnazione di Dio, che ha scelto la carne dei poveri e che nella carne dei poveri verrà ucciso, che ci giudicherà sui nostri atti di solidarietà nei confronti dei poveri.

A tal proposito va superato un modello di welfare basato quasi esclusivamente su uno Stato che raccoglie e distribuisce risorse tramite il sistema fiscale e i trasferimenti monetari. Serve un welfare generativo che sia in grado di rigenerare le risorse (già) disponibili, responsabilizzando le persone che ricevono aiuto, al fine di aumentare il rendimento degli interventi delle politiche sociali a beneficio dell’intera collettività.

Sta a ognuno non prescindere dalla luce di Dio che riconsacra le cose, che entra nel tempo, «germoglia e porta con sé verso la sua fioritura definitiva tutte le nostre passioni, le nostre sofferenze e le nostre gioie» (E. Balducci).

Don MIMMO MARRONE